venerdì 19 aprile 2013

What mothers do (Especially when it looks like nothing)

Non è un manuale, non insegna nulla di quella che è la gestione del pupo. Ma tocca corde che, soprattutto una mamma alle prime armi, sente vibrare spesso senza saperle nominare.Naomi Stadlen classifica con lucidità quel grumo di emozioni del (soprattutto primo) neonato che sì è felicità, ma conosce anche il buio e l'eco minacciosa. Quel senso di vertigine che certo è amore, bellezza, trasporto e cuoricini bla bla ma che per molte donne è anche senso di inadeguatezza, paura di non farcela e vertigine del vuoto. Conditi da una dose di stanchezza degna delle più truci torture di Guantanamo. L'autrice non solo sistematizza con cura tutte queste ambivalenze ma, vivadio, le sdogana come perfettamente normali, anzi sane, per qualsiasi donna alle prese con il grande cambiamento che è un figlio. Soprattutto il primo figlio, aggiungo io, che ora alle prese col secondo scopro la grande differenza.
La Stadlen ha tenuto per più di dieci anni incontri settimanali di discussione per neo-mamme, raccogliendo materiale di prima mano sulle loro esperienze. Su questo materiale ha costruito il libro: concreto, preciso, lucido e molto onesto. Insistendo sulla necessità di non ridurre queste inquietudini che molte di noi  tutte noi conosciamo a semplici ormoni ballerini. Al contrario: sono un elemento centrale e portante del diventare mamma. Di quel nostro essere donne, fisiologicamente costruite intorno al vuoto e con l'abisso sempre a contatto.
Il non sentirsi capire non è capriccio di mente debole: nessuno, se non un'altra mamma, può veramente capire cosa ci è capitato. Ogni capitolo si dedica ad una particolare inquietudine o difficoltà, di quelle che a provarle ci fanno sentire delle sciocche inadeguate e che a parlarne ci fanno essere giudicate (o così ci sembra) delle poverette incapaci e deliranti. Inquietudini, invece, tutte ugualmente diffuse e, soprattutto, largamente condivise. A ricordarci che non siamo pazze, né strane, né, soprattutto, sole.

Purtroppo non mi risulta che sia stato tradotto in italiano, e spero vivamente che la lacuna venga presto colmata; ma non è scritto in un inglese complicato e se un po' si mastica la lingua è decisamente fattibile. E altamente raccomandabile.

Con questo post torno a partecipare, dopo lungo silenzio, ai Venerdì del libro e mi permetto anche di inserirmi nelle discussioni del Comitato liberazione mamma, perché questo libro è scritto precisamente per tutte le bloggers che vi stanno prendendo parte.


4 commenti:

  1. Mi ispira molto, ottimo suggerimento specie per le neomamme (con il tempo si impara a sentirsi anche meno inadeguate!!!)

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  2. Mi sarebbe servito certamente! Ora per me è un po' tardi seppure il senso di vertigine ed inadeguatezza non mi siano proprio passate ... ma è un'altra storia :)
    Però mi hai fatto tornare in mente il Comitato liberazione mamma, non ho ancora avuto il tempo necessario per approfondire ma lo troverò.
    Un abbraccio ai piccoli.

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  3. Chiaramente fa gia parte da tempo della mia libreria :)

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  4. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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